L'occupazione militare della Venezia Giulia (1945-1947)
I primi giorni del maggio 1945 l'Armata jugoslava occupò la Venezia Giulia italiana (ovvero l'Istria e la valle dell'Isonzo, comprese le città di Fiume, Trieste, Gorizia e Monfalcone). Negli stessi giorni giunsero anche le truppe alleate che, sulla base degli accordi con Tito e in attesa dei negoziati di pace, avrebbero dovuto occupare tutta la zona che rientrava nei confini italiani precedenti la guerra. Per tutto il mese di maggio ci fu un duro braccio di ferro tra gli jugoslavi, intenzionati a rimanere sui territori conquistati con la forza delle armi e rivendicati come appartenenti alla Jugoslavia, e gli angloamericani, irritati dal colpo di mano di Tito e intenzionati a ottenere il ritiro jugoslavo siano ai confini italiani prebellici. A seguito della minaccia angloamericana di usare la forza e delle pressioni dell'Unione Sovietica (che riteneva il teatro Nord Adriatico secondario rispetto ai suoi interessi), Tito fu costretto a cedere. Venne così concordata una soluzione di compromesso, in attesa dei trattati di pace. La regione italiana della Venezia Giulia fu suddivisa in due distinte zone di occupazione militare delimitate dalla "linea Morgan" (dal generale inglese che la propose): la "ZONA A", sotto controllo militare angloamericano, comprendente Pola, Trieste, Gorizia, Monfalcone e Caporetto; la "ZONA B", sotto contro militare jugoslavo, comprendente l'Istria, Fiume Postumia e Aidussina). La Linea Morgan, con le distinte zone di occupazione, fu istituita il 10 giugno 1945 e rimase operativa sino al settembre 1947, entrata in vigore dei nuovi confini di stato stabiliti dal Trattato di Pace.
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